Che fine ha fatto Denia Mazzola? La brava cantante bergamasca, salita dieci anni fa agli onori della grande cronaca per le sue nozze con il maestro Gianandrea Gavazzeni; dopo la scomparsa del marito si è come improvvisamente eclissata dalla vita pubblica: diradati gli impegni professionali, il nome del soprano gira ancora con minor frequenza tra gli addetti ai lavori e quasi sottovoce. Perché? L'abbiamo chiesto proprio alla cantante, incontrata a Milano, in vena di sincerità e con la volgia di levarsi qualche sassolino dalle scarpe...

Come mai Denia Mazzola è praticamente sparita dalla ribalta, dopo essere rimasta vedova del Maestro Gavazzeni?

"Denia Mazzola non è sparita, è stata fatta sparire. Ricoprendola di menzogne di accuse infondate. L'hanno voluta far sparire perché, come diceva molto bene mio marito, non le hanno mai perdonato il suo atto di libertà, quando ha scelto di cedere all'amore che provava per lui. Un atto di anticonformismo che ho voluto mettere in atto quando scelsi di dirgli di sì. Gianandrea mi diceva sempre "Cara Denia, quando io morirò, tutti i teatri italiani ti chiuderanno le porte".

Ed è successo questo?

"È successo questo. Fatte salve alcune eccezioni, molto rare, di istituzioni che hanno operato la loro scelta libera e anticonformistica, parlo del Teatro Massimo Beilini di Catania, dei teatri di Livorno, Pisa, Lucca e Sassari, della Rai. Qui si è deciso di guardare alla cantante e non a quel "mosfro" che aveva pensato di infrangere le regole, e le ha infrante, osando sposare uno degli uomini più in vista del mondo musicale. "Questo amore lo hai pagato a prezzo di strozzinaggio" mi disse Gianandrea la notte del 4 febbraio 1996, poche ore prima di morire, il giorno dopo".

Lei ha continuato a lavorare, però...

"Una volta che mi sono accorta che l'italia non mi gradiva, per ragioni a me ignote, ho ripreso il mio vagare fra l'Europa e l'America; ho riallacciato, non senza fatica, i rapporti con i teatri esteri, poiché li avevo interrotti per prediligere l'italia e fondamentalmente per stare insieme a Gianandrea che non amava tanto espatriare per dirigere, ma solo per turismo. Ad un certo punto, volendo ancora cantare, perché in realtà è l'unica cosa che desideravo ancora fare, ho ripreso i contatti con questi teatri e pian piano ho avuto il mio spazio, con il riconoscimento del cambiamento della mia voce. Mi avevano lasciato con Amina, Gilda, Elvira, cioè un repertorio leggero, e mi hanno ritrovato con "Parisina" di Mascagni, "Cassandra" di Gnecchi, "Medea" ecc.; una maturazione vocale che ha pienamente soddisfatto questi teatri".

Una maturazione che comunque era già in atto da diverso tempo. Da ricordare suoi personaggi veristi come Iris, Zazà, Nedda, ma anche l'Esdarmonde di Massenet.

"Certo, fu nei primi anni '90 quando, dopo aver cantato per l'ultima volta con Gianandrea, "Lucia di Lammermoor" alla Fenice di Venezia e dopo "i Puritani", io e mio marito deddemmo, dato anche il mio naturale temperamento, di passare ad altri personaggi. Grazie a Gianandrea e al suo grande insegnamento, ho frequentato un altro repertorio, il neoclassico drammatico, Strauss, Busoni e addirittura Wagner, in forma di concerto. Devo riconoscere che mi trovo molto a mio agio in questo repertorio che sto affrontando ora. Mio marito aveva ragione quando mi diceva che mi sarei trovata più "comoda" in questi personaggi, con testi preziosi; eper me il testo fa veramente parte della drammaturgia".

E' appena tornata dal Messico dove il suo recital all'insegna del "tutto Verdi" ha avuto grandissimi consensi di pubblico e di critica...

"Sì, ho fatto una tournée in Messico con una serie di concerti verdiani; Verdi è un autore che, a parte le celebrazioni, interpreterò molto prossimamente in quanto canterò ne "i Vespri siciliani" versione francese, in Germania; poi verranno la "Giovanna d'Arco" al Festival di Sant Denise a Parigi, "I Masnadieri"a Vienna ecc.".

Ultimamente, però Denia Mazzola è anche una cantante che frequenta personaggi un po' desueti, quasi una sfi da per nuove incursioni in territori musicali più rari...

"Mi piace ricordare le mie cose passate: mentre in Italia mi davano per dispersa, incarcerata, fuggita, io cantavo ne "L'amore dei tre re" di Montemezzi a Bregenz, ne la "Medea" di Cherubini con Radio France, nella "Parisina" di Mascagni sempre con Radio France, così come nella "Cassandra" di Gnecchi a Montpellier o nella "Turandot" di Busoni a Sassari, in versione originale, la mia prima opera in tedesco, tutto questo con grandissima soddisfazione, anche perché quest'ultima esperienza mi porterà ad aìfrontare il ruolo di Salome. Nei prossimi mesi debutterò "Madama Butterfly"; le due "Cavallerie rusticane" di Mascagni e Monleone al Festivai di Radio France, poi "Resurrezione" di Alfano e tra le altre cose, quest'autunno, a Sassari canterò "La voix humaine" e "La Navarraise" per fìnire l'anno 2001 in bellezza con "Marion Delorme" di Ponchielli e "La resurrezione di Nostro Signore" di Perosi. A tutto questo si àggiungano recital in Europa, America e Sudafrica....".

Beh, da cader morta "sull'attimo", come direbbe qualcuno! Questo turbinio di debutti continuerà anche per il 2002?

"Ho in progetto un "Don Carlo", la "Medea" versione italiana in forma scenica in Francia, la "Medea" versione francese a Berlino ed altro ancora, sempre soddisfacendo la mia curiosità di sfidare me stessa con personaggi nuovi e interessanti;anche dal punto di vista interpretativo. Dopo la Mazzola belcantista, la Mazzola donizettiana, la Mazzola del repertorio francese è arrivata l'ultima "incarnazione" della Mazzola cantante "intellettuale", votata alla ricerca; devo dire che quest'ultimo distintivo mi fa sentire onorata, non ho più la necessità di correre dietro ai contratti, non ho più la necessità di correre dietro ai teatri cosiddetti grandi. Dove mi viene offerto un programma che stimola la mia fantasia, la mia curiosità e il mio desiderio di superare me stessa ancora una volta, verificata la garanzia della qualità artistica, io accetto le sfide che mi vengono proposte, rendendo un piccolo servizio, lo dico con molta umiltà, a quei compositori dimenticati o poco frequentati. La musica è emozione comunque, anche se fa parte di lavori un po'desueti o che presentano piccole defaillances stilistiche".

Penso non si possa fare a meno, ancora oggi e più di ieri, di soffermarsi sul maestro Gianandrea Gavazzeni. Quest'anno ricorrono i cinque anni dalla sua scomparsa; il Teatro alla Scala ha presentato un bel libro che ricorda le tappe del maestro nel teatro milanese. Alla sua presentazione lei non era presente. Perché?

"Non ero presente a quest'ultima manifestazione, della quale ho appreso notizia sui giornali; non ero presente perché essendo una persona discreta, prendo atto che il teatro non ha ritenuto di invitarmi né tantomeno informarmi della manifestazione che intendeva effettuare, come l'educazione invece avrebbe imposto. Penso sia stata una mancanza di rispetto verso il maestro Gavazzeni, in quanto io sono e resto la signora Gavazzeni che, oggi come oggi, vive la sua dignità di artista incurante dei pettegolezzi e delle cattiverie che sono state dette e scritte sul mio conto e a cui non ho mai risposto per rispetto verso mio marito. Non informarmi di eventi che riguardano Gianandrea, e non parlo di invito, parlo di una sterile lettera di cortesia, non fa male a me, fa male a chi si fa carico di questa villania, perché svela l'autentico volto di chi la compie, una "dimensione umana" non certo nobile".

 

Sabino Lenoci, L'opera, Aprile 2001